da Il Corriere della Sera
Giovedì 12 Aprile 2001

L’INTERVISTA / Il ministro della Pubblica istruzione dopo il voto contrario del Consiglio nazionale

«La riforma dei cicli? Avanti piano»
De Mauro: l’avvio sarà graduale, per le lingue si potrà ricorrere anche ad esperti esterni

ROMA - «Il processo di riordino dei cicli non può non essere avviato per le prime classi della scuola di base a partire dal primo settembre 2001». Il parere contrario sul regolamento riguardante i nuovi curricoli espresso dalla maggior parte dei membri del Consiglio nazionale della pubblica istruzione (Cnpi) non fa cambiare opinione a Tullio De Mauro. Anche se il ministro annuncia che la partenza sarà graduale. Insomma, « adelante . Ma con juicio ». La richiesta di rinvio avanzata dai rappresentanti di Snals, Cisl scuola, Gilda e, con motivazioni diverse, anche dalla Uil scuola, perché mancherebbero gli organici, le professionalità e i fondi per l’avvio della riforma, viene definita «singolare» e «paradossale». Ministro, i rappresentanti di una parte consistent e del personale della scuola le hanno chiesto una pausa di riflessione sulla riforma dei cicli. Perché lei vuole andare avanti comunque?
«Ho due risoluzioni parlamentari che me lo impongono e il parlamento è ormai chiuso. Non posso quindi non andare avanti, per motivi formali e di rispetto delle leggi e delle deliberazioni. Poi, nella sostanza, sono convinto che si debba andare avanti. Non per caso l’opposizione alla delibera di rinvio (presentata da Cisl scuola e Snals ndr ) è venuta da tutti i consiglieri delle associazioni professionali degli insegnanti e dei capi d’Istituto, non sempre teneri col ministro, e da uno dei grandi sindacati, il più forte elettoralmente (la Cgil scuola ndr ). Questo mi conforta nell’idea che il mondo della scuola, checché se ne dica, è orientato nella direzione di realizzare la riforma al più presto».
Una parte cospicua del Cnpi sostiene che al momento mancherebbero l e garanzie per un regolare avvio della riforma da settembre. Le critiche riguardano aspetti concreti come la mancanza di organici e di competenze specifiche. Che ne pensa?
«Trovo paradossale e singolare il parere del Consiglio nazionale della Pubblica istruzione. Mi fanno pervenire delle proposte tendenti a migliorare le indicazioni curriculari. Come per esempio quelle riguardanti la musica, dove si sottolinea che nel corpo docente mancano insegnanti con un’esperienza attiva certificata. Ma poi tutto viene ingabbiato dentro una conclusione che sembra quella di Luca, il personaggio della commedia di Edoardo "Natale in casa Cupiello", che ripete in continuazione "Nun m’ piace ’o prisepio". Come dire non mi piace la riforma».
Ma è vero che ci sono dei problemi che non sono stati ancora risolti ?
«Come amministrazione abbiamo il problema di dare alle scuole autonome tutte le risorse finanziarie per lo sviluppo delle varie attività, anche quelle di laboratorio, previste dalla riforma».
Prendiamo l’inglese e il francese, una delle novità più attese e apprezzate della riforma. Da settembre dovrete insegnarlo almeno un’ora a settimana anche a un milione di bambini di prima e seconda. Ma alle elementari i docenti, secondo i sindacati, riescono a coprire solo il 60 per cento della domanda. Come farete?
«Proprio questo fondersi di scuole elementari e medie e di corpi docenti potrà consentire di utilizzare al meglio le risorse interne: se non si troverà l’insegnante d’inglese tra i maestri lo troveremo tra i docenti della media. Questa è una prima via. La seconda è di dotare le scuole di insegnanti ad hoc per il primo anno di avvio. La terza via è il ricorso straordinario ad esperti esterni».
E se una scuola meno organizzata o meno fortunata di altre non riuscirà a mettersi al passo?
«Il Parlamento ha valutato anche quest’aspetto raccomandando la gradualità dell’avvio. Se al primo anno in qualche scuola non ci saranno le competenze richieste o non si troverà quel particolare esperto, vorrà dire che arriverà nel corso dell’anno, oppure l’anno successivo. Dove mancheranno le condizioni il ciclo di base partirà con le attuali 27 ore settimanali e non con le 30 previste dalla riforma. Ma non per questo si paralizzerà l’intero processo di riforma».
Allora avremo una riforma a più velocità ?
«Soltanto in poche scuole».

Giulio Benedetti